Camminare, saltare, sedersi, giocare, incontrarsi, respirare all’aria aperta. Tutto con molto più spazio di prima. Invece di attraversare correndo ora possiamo camminare al centro della strada e magari possiamo anche fermarci a guardare in su. E molto di più. Lo spazio delle auto e del traffico è stato, momentaneamente, dimenticato e la strada è di nuovo per le persone, ricordando gli scritti di Bernard Rudofsky1.

Questo può accadere in alcune parti della città di Barcellona (per ora a Saint Antonì, dal 2019 e al Poble Nou, dal 2018), in cui si sta immaginando e sperimentando come potrebbero essere le piazze e le strade urbane del XXI secolo. Tutto all’interno del tessuto della città ottocentesca, l’Eixample, progettata in manzanas (isolati quadrati con angoli smussati orientati in modo da accogliere la ventilazione dal mare e favorire una fluidità di movimento) da Ildefonso Cerdà nel 1860, attraverso un piano che nella storia della città è ricordato con il suo nome, Plan Cerdà appunto. Quello della riorganizzazione degli isolati ottocenteschi è un programma urbano che dal 2015 mira a ribaltare la distribuzione dello spazio pubblico tra veicoli e persone e dando priorità ai pedoni.

Questa recente sperimentazione si inserisce in una nuova stagione di progetti urbani per Barcellona, che dagli anni Ottanta del Novecento (con la scommessa sulla centralità dello spazio pubblico), alla stagione Olimpica e Post Olimpica dei Novanta, agli anni 2000 (con il completamento della Diagonal fino al mare), ha visto voci, autori e progetti autorevoli, sostenuti da un pensiero e da scelte politiche che hanno portato alla costruzione della città contemporanea che ora vediamo e viviamo.

Dal 2015 ancora una volta lo spazio pubblico è al centro della trasformazione urbana catalana. Proprio il superisolato (chiamato anche superblock, supermanzana, o superilla), formato da nove isolati, diventa il modello per il nuovo spazio pubblico e per la strada del XXI secolo, in grado di reinterpretare l’eredità del Plan Cerdà con una nuova visione per migliorare la qualità di vita dei suoi cittadini. Le riflessioni sulla vita sociale dei piccoli spazi urbani di William H.White (The Social Life of Small urban Spaces, 1980), la spontaneità e la vitalità delle strade che dovevano essere parte della ricetta per una città vivibile, con l’uomo e il pedone al centro, come descritto da Jane Jacobs (The Death and Life of Great American Cities, 1961) sono probabilmente riferimenti anche per i responsabili dei progetti di pedonalizzazione delle supermanzanas della capitale catalana.

Un progetto che ha il merito di essere realistico, presentato come una grande rivoluzione urbana con la consulenza dell’urbanista Salvador Rueda, ma che verrà attuato passo dopo passo, illa dopo illa. Realistico perché permette di ricordare agli abitanti di Barcellona e ai molteplici e diversi frequentatori della città, come si può tornare a vivere in una città che non pone le auto e il traffico veloce al centro, bensì la vitalità delle strade, le persone e le loro relazioni, insieme ad un traffico lento. Realistico perché non lo impone su larga scala, ma lo sperimenta una supermanzana alla volta, pragmaticamente riferendosi alle esigenze delle persone che quotidianamente vivono la città.

Come si legge dai documenti redatti dall’Ajuntamento della città, Barcellona aspira ad essere una città in cui lo spazio pubblico sia più salubre, più sicuro, più attento a favorire rapporti sociali in tutte le fasce d’età dei suoi residenti, e favorire il commercio locale, attraverso meccanismi che permettano alle attività di quartiere di operare2.

Barcellona. La strada del XXI secolo

Camminando per la città, si percepisce che ci si sta avvicinando ad un superblocco: cartelli stradali ricordano le modifiche del traffico, l’inaccessibilità di alcuni isolati da parte dei veicoli a motore, e gradualmente lo spazio per chi cammina diventa più ampio. Tratti colorati sull’asfalto indicano cambiamenti progressivi dell’uso della strada, che diventa un luogo dello stare, più che un luogo di mero passaggio. Elementi riconoscibili in diverse parti della città, come grandissimi vasi di plastica neri e bianchi per nuove alberature, nuovi arredi fissi come tavoli di cemento o panche/fioriere ci ricordano che lì la strada ha subito una trasformazione. Giovani e anziani giocano sul far della sera a scacchi sui tavoli dove prima si parcheggiavano le auto, bambini si divertono con elementi circolari che ricordano le stones dei parchi gioco progettati da Aldo van Eyck ad Amsterdam nel dopoguerra. Come in quel caso esemplare, anche a Barcellona tutto è realizzato con poche risorse, con materiali poco costosi, con pragmatismo e semplicità. Piccoli interventi, minuti segni che possono avere un grande impatto nei comportamenti delle persone, di tutte le età, che interagiscono con queste parti della città.


Supermanzana di Saint Antoni, fotografia di Federica Doglio, Barcellona, settembre 2021

Proprio lo spazio tra gli isolati, l’incrocio, lo spazio della fluidità diventa così un luogo di incontro. A Barcellona, inoltre, in uno stadio avanzato di realizzazione di questo progetto, si dovrebbero collegare le superilles che raggruppano gli isolati della città ottocentesca con arterie verdi.

Una serie di scelte importanti che vanno nella direzione di una consistente riduzione del traffico e dell’inquinamento che questo produce, problematica affrontata anche in scelte precise sulla viabilità leggera e con piste ciclabili che attraversano la città tutta. A Barcellona cresce il numero dei pedoni, dei ciclisti e il numero degli skaters.

Una interessante lettura di questo caso viene proposta dai curatori della ricerca “Critical Care. Architecture and Urbanism for a broken planet”3 , promossa dall’Arkitektur Zentrum di Vienna nel 2019. Nella convinzione che l’architettura e il progetto urbano siano centrali in un discorso di cura del pianeta, e in una rinnovata visione di cura, influenzata dagli studi in materia di filosofia di Joan Tronto 4 per esempio, questa nuova direzione del progetto urbano a Barcellona diviene un progetto di cura per la città e per i suoi abitanti. Si sottolinea la cura per la promozione di un nuovo uso della strada, per la riduzione del traffico, per l’incremento del verde in città, per la partecipazione dei cittadini nei processi urbani. Si invitano i cittadini a prendersi cura di una città così più vivibile e meno inquinata.

Non tutto può essere accettato o realizzato senza incontrare critiche. Le numerose critiche che questo progetto ha sollevato arrivano da diversi fronti: da chi vive in prossimità che vede cambiare le proprie abitudini di accesso e di transito dell’area; da chi ricorda che questa acuirà i problemi che già interessano Barcellona da molti anni del costo della vita, delle proprietà immobiliari che continuano a salire e divengono inaccessibili per molti, troppi, portando così capitali dall’estero, operazione in favore di un turismo non regolamentato che sta svuotando il cuore della città storica. E ancora, come ignorare le voci di chi ricorda che il traffico si va sempre intensificando attorno ai superisolati, poiché togliendo il passaggio veicolare da alcuni isolati, talvolta non lo si elimina, lo si sposta. Studi però dimostrano che la riduzione del traffico veicolare nei pressi delle supermanzanas è del 21%.

Supermanzana di Saint Antoni, fotografia di Federica Doglio, Barcellona, settembre 2021

Barcellona e altre città europee come Parigi o Bruxelles stanno lavorando su questi temi di riduzione del traffico veicolare, di pedonalizzazione e di accessibilità dello spazio pubblico. Il merito è quello di saper calare una visione all’interno di una città esistente comprendendo le potenzialità e lavorando per l’attuazione del progetto in modo coerente. Proprio perché il progetto delle supermanzanas ci aiuta a riflettere sui temi, sui modi di discussione e di attuazione di progetti all’interno delle nostre città.

Visioni, scelte, progetti e sperimentazioni che auspichiamo possano sensibilizzare anche chi governa le nostre città italiane.

Federica Doglio

10.10.22

Immagine di copertina:

Supermanzana del Poble Nou, fotografia di Federica Doglio, Barcellona, settembre 2021

Bibliografia

– Fitz Angelika, SuperBlock Model, in Fitz Angelika, Elke Krasny and Architekturzentrum Wien, ed. 2019, Critical care. Architecture and Urbanism for a broken planet. Cambridge/London: MIT Press.

– William H. Whyte, The Social Life of Small urban Spaces, 1980

Bernard Rudofsky, Streets for people. A primer for Americans, 1968

– Jane Jacobs, The death and life of the great American Cities, 1961

https://ajuntament.barcelona.cat/superilles/en/

1.  Nel 1969 Bernard Rudofsky pubblica “Streets for People. A primer for Americans”.

2. https://ajuntament.barcelona.cat/superilles/en/

3. Ricerca che ha avuto esito in una mostra ospitata a Vienna all’Arkitektur Zentrum nel 2019 e nel volume: Fitz Angelika, SuperBlock Model, in Fitz Angelika, Elke Krasny and Architekturzentrum Wien, ed. 2019, Critical care. Architecture and Urbanism for a broken planet. Cambridge/London: MIT Press.

4. Tra i molti testi che dell’autore si possono citare: Tronto, Joan, Caring Democacies. Markets, Equality and Justice, New York: New York University Press, 2013