Nei giorni scorsi si è spento Luigi Lagomarsino, una delle figure più importanti dell’urbanistica genovese di questi ultimi quattro decenni. Per tanti anni è stato docente di urbanistica presso la Facoltà di Architettura di Genova, dove ha insegnato fino al 2015. Socio fondatore della Fondazione intitolata a Mario e Giorgio Labò ne è stato animatore, ricoprendo la carica di Direttore e poi di Presidente.

Il suo insegnamento ha formato più generazioni di architetti che si sono laureati alla Facoltà di Architettura di Genova. In maniera sempre coerente il suo insegnamento si è riversato sulla città, in particolare sulla città pubblica, che ha costituito l’oggetto di studio privilegiato della sua ricerca. Numerose sono le pubblicazioni in cui il tema della città pubblica si interseca con quello dell’architettura moderna. Credo che il filo della ricerca di Lagormarsino possa essere trovato proprio nella coerenza con cui il tema dell’edilizia residenziale assume progressivamente una rilevanza urbanistica, ponendo una delicata domanda di qualità dell’abitare che rifugge da facili soluzioni. Un lavoro condotto in profondità che trova in Liguria e a Genova in particolare un campo di osservazione in cui mettere alla prova teorie e soluzioni per valutarne effetti e gradi di fattibilità.

Il percorso di formazione di Lagomarsino successivo alla laurea in architettura (che consegue nel 1969 al Politecnico di Torino) gli permette di acquisire una conoscenza delle diverse scale che attraversano il processo di costruzione della città, dalla dimensione edilizia fino a quella urbanistica. Prima di assumere la cattedra di Teorie dell’urbanistica nella Facoltà di Architettura di Genova, Lagomarsino svolge attività di ricerca con Cesare Fera, approfondendo gli aspetti dell’industrializzazione edilizia. La successiva collaborazione con Bruno Gabrielli, sempre nella Facoltà di Architettura di Genova, e la partecipazione alle attività dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (dal 1978 al 1988 è Presidente della Sezione di INU Liguria) costituiscono passaggi importanti del suo percorso di ricerca. Una riflessione che trova un punto di sintesi nella costituzione (insieme ad altri colleghi della Facoltà di Architettura tra cui Edoardo Benvenuto) della Fondazione Labò (1983), che rappresenta quella “cerniera” tra il mondo della ricerca e il mondo della pratica. Animata dall’obiettivo di sviluppare un dibattito pubblico sui temi dell’urbanistica e dell’architettura, la Fondazione Labò rappresenta il luogo di congiunzione tra la riflessione accademica e le istanze di riqualificazione della città che iniziano a maturare in quegli anni. È all’interno della Fondazione che prende forma, con il contributo della Regione Liguria, il “Laboratorio di sperimentazione della qualità residenziale”, proprio nel momento in cui a Genova si stavano definendo i principali interventi di edilizia pubblica previsti dal piano 167. Attraverso il Laboratorio viene messa a punto una metodologia di indagine e di valutazione dei quartieri di edilizia economica e popolare: una base conoscitiva approfondita (che ancora oggi costituisce un’importante banca dati) su cui sviluppare una valutazione qualitativa dell’insediamento per impostare successive azioni correttive di riqualificazione urbana. Il Laboratorio porta a definire una metodologia di lavoro che viene progressivamente affinata in altri progetti di ricerca sviluppati in collaborazione con l’Università.

Questa metodologia assume anche una funzione didattica nei Laboratori di progettazione urbanistica tenuti da Lagomarsino nella Facoltà di Architettura. Diversamente da altri laboratori di progettazione sensibili alle suggestioni del momento, Lagomarsino ha sempre cercato di sviluppare un dialogo con la realtà delle periferie urbane. Tutto parte dal sopralluogo, da una realtà apparente, spesso caratterizzata da un diffuso senso di disagio, su cui poco alla volta si intersecano sguardi e competenze diverse. Una realtà che viene scomposta analiticamente nei suoi aspetti urbanistici, sociologici, tecnologici prima di essere ricomposta nelle forme di un progetto di riqualificazione possibile da sottoporre al vaglio di una attenta valutazione di fattibilità. Molti dei suoi laboratori hanno insistito sui luoghi della periferia genovese, portando gli studenti a confrontarsi con contesti insediativi spesso caratterizzati da condizioni di marginalità e isolamento, con problematiche sociali e ambientali. Un dialogo costante con la città e con i giovani, condotto con garbo e competenza. A questo proposito mi piace ricordare la mostra organizzata con i Giovani Urbanisti (un gruppo di giovani laureati in Pianificazione e Progettazione Urbanistica Territoriale e Ambientale) tra gennaio e marzo 2015, nella Loggia dei Banchi, per richiamare ancora una volta l’attenzione della società civile e delle istituzioni sulla riqualificazione della città pubblica.

Una lezione che rimane di grande attualità, anche se troppo spesso dimenticata nella Genova che cambia.

Andrea Vergano

27.11.2023

Nella fotografia Luigi Lagomarsino con gli studenti durante un sopralluogo nella periferia genovese (2008)