Emanuele Piccardo. Il cerchio rosso che unisce la Valpolcevera al resto della città

Masterplan, courtesy by Stefano Boeri Architetti, Metrogramma Milano, Inside Outside | Petra Blaisse

La rinascita di Certosa, il quartiere della Valpolcevera che ha subito il crollo del viadotto progettato da Riccardo Morandi, dipende ancora una volta dall’architettura. Quella espressa dal progetto vincitore del concorso internazionale per il masterplan dell’area attorno al sedime del nuovo viadotto, disegnato da Renzo Piano e in costruzione ad opera di Fincantieri e Impregilo-Salini. Un anello, un loop rosso di acciaio che lega concettualmente e fisicamente le diversità di un quartiere che ha sempre tenuto insieme industria, infrastrutture e case.

Il progetto elaborato da Stefano Boeri, Metrogramma (Andrea Boschetti), Inside Outside (Petra Blaisse) vince il concorso indetto dal Comune di Genova e dal CNAPPC. Il concorso, strutturato in due fasi anonime, ha consentito anche la partecipazione di giovani progettisti come Openfabric, arrivati sesti (31 proposte nella prima fase, 6 selezionati per la seconda), grazie alla possibilità di dimostrare successivamente di avere i requisiti finanziari necessari a gestire una progettualità complessa anche dal punto di vista economico. Nonostante il coinvolgimento diretto del CNAPPC restano ancora perplessità sia per l’anonimato anche nella seconda fase (la cui abolizione eviterebbe strumentalizzazioni e dietrologie inutili) sia sull’uso strumentale della partecipazione dei cittadini che il Comune non ha voluto coinvolgere fin dall’inizio, ma relegandoli alla fine del processo concorsuale all’interno di una finestra temporale ristretta. In questo senso il gruppo coordinato da Boeri fin dalla prima fase ha attivato un processo partecipativo ascoltando le esigenze e le necessità della popolazione grazie al lavoro sul campo elaborato dalla associazione Tempo Riuso (Giulia Cantaluppi, Isa Inti, Camilla Ponzano).

Parco del Polcevera, lato est: Parco dello Sport e “Genova Nel Bosco” (© The Big Picture, courtesy by SBA)

Così il progetto, attraverso lo strumento del masterplan, cerca di ridefinire una nuova identità del quartiere con un forte spirito innovativo per Genova. Questo avviene attraverso l’inserimento di un parco lineare, disegnato da Petra Blaisse che serve anche come elemento resistente alle inondazioni, riprendendo formalmente il sedime ferroviario del Campasso. All’interno del parco l’artista Luca Vitone, genovese di nascita, ha elaborato il progetto Genova nel bosco, con l’installazione dei 43 alberi dedicati alle vittime del crollo e che rappresenteranno “personalità nate nella regione o che nella regione hanno trovato linfa per la propria crescita-scrive Vitone-, figure che con la propria immaginazione hanno contribuito a esportare nel mondo l’immagine di Genova e della Liguria. Ogni nome dell’autore sarà celato dal suo anagramma che darà il titolo alla pianta e sarà cura del visitatore, come in ogni gioco enigmistico, scoprire la persona a cui l’albero è dedicato”.


Il Riverfront, il Cerchio Rosso e la Torre del Vento (© The Big Picture, courtesy by SBA)

Il tema dell’anello, che Boeri aveva già adottato per il progetto degli scali milanesi, ha l’obiettivo di unire diverse situazioni spaziali attraverso un sistema ciclo-pedonale della lunghezza di 1570 metri, dell’ampiezza di 6 e del diametro di 250, che culmina con una Torre del Vento, generatore di energia, dell’altezza di 120 metri. I capannoni industriali esistenti vengono rimodellati e riconfigurati mantenendo le stesse funzioni come l’incubatore di imprese BIC e inserendo funzioni produttive innovative (dalle nuove startup ambientali alla dislocazione di dipartimenti dell’IIT), anche ripensando la mobilità pedonale e carrabile di questa porzione di valle.
Tuttavia le criticità rimangono e sono di natura economica e progettuale. Nel primo caso occorre capire come saranno reperite le risorse dei 180 milioni di euro necessarie alla realizzazione del progetto. In questo senso l’amministrazione comunale di indirizzo leghista, ha sempre usato il mantra della fretta come simbolo di una presunta efficenza, senza considerare la complessità economica del masterplan come fattore determinante per la definitiva rinascita di Certosa. Nel caso delle criticità progettuali si evidenzia come la scelta di inserire 20.000 mq di funzioni commerciali in un’area già satura, per la presenza di IKEA, Leroy Merlin, e dell’ex area industriale Ansaldo (Fiumara), recuperata a centro commerciale e cinema multiplex, necessita di un ulteriore approfondimento da parte dei progettisti, che evidentemente in questa fase preliminare non è stata fatta.

Il Riverfront e la Green Factory (© Renovatio design, courtesy by Metrogramma)

Ancora una volta è la cronaca recente a evidenziare le dissonanze palesi della giunta Bucci quando propone di spostare le attività del petrolchimico alla foce del Polcevera, una scelta incomprensibile anche alla luce del masterplan del parco che mira a risanare anche l’ambito fluviale. Così la rinascita del quartiere dipenderà in misura maggiore dalla capacità politica di Bucci nel definire le condizioni del contesto affinchè tutta la città, anche quella parte distratta che non ha partecipato al lutto del crollo, contribuisca salvando Certosa a salvare l’intera città.

[Emanuele Piccardo]

6.10.19