American Frontier allo IUAV

American Frontier è il tema del nuovo numero di archphoto2.0 che è stato presentato a Roma, Firenze e Venezia.

Quando Frederick Jackson Turner pubblicò la sua tesi sulla storia americana nel 1893, vide nella frontiera –un territorio scarsamente abitato e a diretto contatto con la wilderness- l’essenza di una nuova Weltanschauung. Frontiera non era dunque una parola che stava ad indicare un limite preciso, un confine da attraversare, o un vincolo politico-geografico, come potrebbe supporre il lettore europeo. Negli Stati Uniti la parola frontiera rappresentava piuttosto un invito all’esplorazione, un’area da conquistare, un inno alla libertà individuale. A questo significato originario della parola frontiera si riferiscono le scelte critiche che sono alla base di questo numero di archphoto2.0.

Gli earthworks, gli edifici e gli insediamenti realizzati nel corso del Novecento confermano l’ipotesi di Turner anche nel suo valore profetico per quanto concerne il mondo dell’arte e dell’architettura. Molti architetti e artisti, come i pionieri prima di loro, hanno trovato nei territori selvaggi degli Stati Uniti quella libertà e quelle possibilità che la metropoli contemporanea non era in grado di offrire loro. Per questo motivo i progetti selezionati rappresentano una nuova forma di conquista e colonizzazione del West, in cui la frontiera è intesa come uno spazio di sperimentazione.