Vittorio Prina/Focus su Paolo Sorrentino 2

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L’amico di famiglia

L’amico di famiglia è Geremia, un usurario ripugnante che vive in una triste casa popolare con l’ossessiva madre allettata, al quale un padre si rivolge per riuscire a pagare il matrimonio della figlia e in seguito il funerale della moglie. La figlia e futura sposa, molto bella e proclamata Miss Agropontino, si presta a concedere favori sessuali a Geremia. Geremia viene in seguito convinto a sborsare un milione di euro per un affare che si dimostra una truffa organizzata proprio dalla sposa, dal suo socio e da alcuni finti industriali che in realtà si esibiscono quali guerrieri romani al Colosseo. Muore la madre di Geremia che si trova completamente solo e senza denaro.

I luoghi

Il film è girato quasi interamente in alcune città di fondazione dell’Agro Pontino: Latina (Littoria), Sabaudia e Pontinia; città molto spesso adottate quali location cinematografiche. Le architetture e i luoghi, già di per sé metafisici, vedono amplificato il loro potenziale onirico dalla regia e ben si accompagnano alle caratteristiche del racconto. “L’Agro Pontino dove il film è girato si presta ad eccedere. Mentre gli esterni eccedono in sottrazione, gli interni raccolgono una quantità eccessiva di orpelli. Fuori abbiamo scelto di lasciare solo un certo tipo di immagini. Mentre le auto parcheggiate mi avrebbero obbligato ad un’immagine ‘media’ e quindi volgare, ho preferito farle rimuovere” (Sorrentino). La sequenza iniziale dell’arrivo della giovane polacca proposta quale compagna a Geremia, è girata nell’autostazione delle autocorriere di Latina – delimitata dal semicircolare viale Le Corbusier – a pianta articolata che definisce poligoni irregolari frammentati concentrici e asimmetrici.

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L’amico di famiglia, piazza del Littorio (ora del Popolo) a Latina con il Palazzo Comunale di Oriolo Frezzotti

Geremia in una delle prime surreali sequenze percorre il perimetro di una chiesa: è la Santissima Annunziata in piazza Regina Margherita a Sabaudia di L. Piccinato, A. Scalpelli, G. Cancellotti, E. Montuori (gli stessi che vincono il concorso per la realizzazione della città) del 1933-34. La piazza della chiesa è completata dai limitrofi edifici lineari bassi che ospitano canonica e convento delle suore. Le sequenze ci restituiscono una lettura del complesso per parti e frammenti: gli spazi sono deserti a esclusione della presenza di Geremia. Unica eccezione è la presenza di due ragazze inquadrate simmetricamente dal portico della chiesa con lo sfondo delle case della piazza che definiscono l’ingresso all’asse costituito da Largo Giulio Cesare centrato sulla Torre Comunale.

Geremia abita un appartamento dell’edificio con pianta a C e ballatoi che si affacciano verso la corte interna (casa a corte del 3° lotto) nelle case popolari realizzate per l’ICP a Latina da Giuseppe Nicolosi nel 1934-39, in via Corridoni. Sempre nello stesso quartiere, di fronte e a lato dell’edificio in cui abita Geremia, si trovano l’abitazione della “nonna del bingo” (corpo in linea con ballatoi) e il campo di pallavolo con le ragazze che giocano osservate dallo stesso Geremia. Altre sequenze sono girate nello stesso quartiere. Rosalba/Chiatti viene eletta “Miss Agro Pontino” durante uno spettacolo che si svolge in piazza Indipendenza a Pontinia: sullo sfondo notiamo l’edificio del Comune di A. Pappalardo e Oriolo Frezzotti del 1935.

Prima del matrimonio, dall’automobile della sposa si nota l’aulico portico centrale, rivestito in travertino, del palazzo dell’Intendenza di Finanza – ancora di Oriolo Frezzotti – che inquadra piazza del Mercato e l’asse di viale Mazzini. Rivediamo ancora il palazzo dell’Intendenza di Finanza e piazza Indipendenza attraversati da Geremia ormai abbandonato da tutti. Le sequenze precedenti il matrimonio di Rosalba sono girate in piazza del Littorio (ora del Popolo) a Latina: vediamo il Palazzo Comunale con Torre Littoria al centro di Oriolo Frezzotti (che ha disegnato la città e realizzato i principali edifici pubblici). L’auto prosegue verso la Torre dell’Acqua in via Aspromonte a lato dello stadio Domenico Francioni. Il funerale della madre di Rosalba è celebrato nella chiesa di Santa Rita in viale Guido Rossa, sempre a Latina. Geremia e Gino/Bentivoglio pescano assieme lungo il litorale di Sabaudia. Il padre di Geremia abita a Roma in un edificio di fronte al Colosseo; vediamo anche l’Altare della Patria dove Geremia incontra i finti industriali, comparse nella truffa e nella realtà.

Il Divo

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Il Divo, cena a casa di Cirino Pomicino nella Villa Fiorano lungo la via Appia Antica a Roma

Ancora un film dedicato all’ascesa e alla caduta del protagonista, e soprattutto al potere in ogni sua forma e declinazione. Il prologo propone una serie di “omicidi eccellenti”: Mino Pecorelli, giornalista, 20 marzo 1979; Roberto Calvi, banchiere, 17 giugno 1982; Michele Sindona, banchiere, 22 marzo 1986; Carlo Alberto Dalla Chiesa, Generale dei Carabinieri, 3 settembre 1982; Giorgio Ambrosoli, Commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, 12 luglio 1979, Aldo Moro, Presidente della DC, 9 maggio 1978, Giovanni Falcone, 22 maggio 1992.

Roma, inizio anni ’90. La segretaria alla finestra dice ad Andreotti, che attende nel suo palazzo: “Presidente, sta arrivando una brutta corrente”: è in arrivo Cirino Pomicino. Via via raggiungono la corte del palazzo tutti i componenti la corrente andreottiana in una sequenza enfatizzata dall’uso del rallenty; Evangelisti, braccio destro di Andreotti; Giuseppe Ciarrapico, uomo d’affari, Vittorio Sbardella, alias “lo squalo”, deputato DC; Fiorenzo Angelini, Cardinale, detto “sua sanità”; Salvo Lima, deputato DC, detto “sua eccellenza”. Sta per essere incaricato il settimo governo Andreotti. Dopo la nomina tutti partecipano a una festa con musica, danze scatenate e giovani donne che prelude a quelle che incontreremo ne La Grande Bellezza. Il film termina con la caduta della classe politica della prima Repubblica – Tangentopoli – che non scalfisce il Divo Giulio, e il suo declino dopo che i pentiti di mafia iniziano a parlare. Gli spazi e i luoghi della politica italiana sono proposti con sequenze oniriche, surreali, metafisiche, abitati da intrighi, pochezza, arroganza e cattivo gusto, ma restituiti con ineguagliabile perfezione compositiva e movimenti della macchina da presa.

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Il Divo, Andreotti si ferma davanti al gatto

La successione e contrapposizione tra reale e irreale/surreale è fondamentale.
Il personaggio di Andreotti, caratterizzato dal volto imperturbabile, impenetrabile, inespressivo e dall’immobilità corporea, è delineato con sottili idiosincrasie e abitudini (è bloccato da un gatto che attraversa un salone, non dorme, soffre di emicrania), da piccoli gesti che traducono il suo pensiero, da battute sottili e spiazzanti che esprimono prontezza, “esprimono sicuramente intelligenza. Ma non per forza un pensiero. O profondità di ragionamento” (Sorrentino). Incute timore, rappresenta il potere per antonomasia; tutti i fatti tragici che accadono e lo coinvolgono durante la sua vita lo sfiorano appena e non lasciano traccia.

I luoghi

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Il Divo, l’anfiteatro della Camera dei Deputati vuoto con un prete benedicente e il banco centrale apparecchiato come un altare

Il film si svolge quasi completamente – almeno in apparenza – a Roma. Tra le sequenze più surreali possiamo citare quelle alla Camera dei Deputati, vuota e semioscura, con un prete benedicente e il banco centrale apparecchiato come un altare. Seguono alcune scene concitate al momento della votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica: scambi, promesse, intrighi, trame, discussioni…Una sequenza onirica propone uno skateboard che attraversa uno dei saloni tra ali di deputati e prelude al rallenty dell’automobile distrutta di Giovanni Falcone che precipita dopo l’esplosione.

Un’immagine perfettamente simmetrica della Camera affollata con i deputati in piedi e fermi, rievoca il minuto di silenzio in memoria del magistrato. I saloni sono ora deserti: la contrapposizione tra spazi vuoti e affollati è fondamentale. Andreotti, a causa di Sbardella, non viene eletto Presidente della Repubblica: la folla di deputati, in una ulteriore ripresa dall’alto e simmetrica della Camera, applaude. Una altrettanto surreale sequenza restituisce una cena con Andreotti – al quale viene proposta la Presidenza della Repubblica – e i suoi sodali a casa di Cirino Pomicino , con tavolo all’aperto, tovaglia e sedie bianche, – nel giardino con sfondo della piscina – composta in simmetria perfetta (campo e controcampo); la villa corrisponde a Villa Fiorano lungo la via Appia Antica a Roma.

L’edificio dal quale esce il giornalista Mino Pecorelli, che in seguito sarà ammazzato, è il Teatro Mediterraneo nel complesso della Mostra d’Oltremare a Napoli. Il progetto del 1939 è redatto dagli architetti N. Barillà, V. Gentile, F. Mellia, G. Sambito, vincitori del concorso, e realizzato nel 1940. All’alba Andreotti si avvia in una Roma deserta, circondato dalle guardie del corpo, e raggiunge la chiesa di San Lorenzo in Lucina nella piazza omonima, dove nella realtà aveva il suo studio, per confessarsi. L’ufficio di Andreotti è in Palazzo Santacroce a Regola, in piazza Cairoli a Roma, e in una delle ultime sequenze, mentre esce dal portone si trova di fronte alla chiesa di San Carlo ai Catinari (Rosato Rosati, 1620). L’abitazione, nella quale accoglie potenti e politici è in un grande palazzo con ampia corte che corrisponde all’interno di Palazzo Saluzzo Paesana in via della Consolata a Torino (Gian Giacomo Plantery, 1715-22). La villa nella quale è arrestato Ciarrapico è Palazzo Birago di Borgaro a Torino. La villa di Licio Gelli e la villa in cui vediamo Andreotti durante un viaggio in Unione Sovietica sono a Gressoney-Saint-Jean.

This Must Be the Place

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This Must Be the Place, Cheyenne in un motel nel New Mexico

Film del 2011, racconta di Cheyenne – un impareggiabile e insostituibile Sean Penn – ex rock star ritiratosi da venti anni dalle scene, che vive di rendita con una moglie che fa il pompiere; una persona di fatto bambino che si veste ancora con capelli lunghi e tinti, trucco al viso, come quando suonava. Si rifiuta di crescere e cambiare sempre in bilico tra noia e depressione. Si è ritirato perché non si considera un artista, come dice a David Byrne – presente nel film, oltre che autore della colonna sonora – ma una “rock star del cazzo” le cui canzoni tristi hanno provocato la morte di molti ragazzi, dei quali visita ancora le tombe. Vive in una grande residenza a Dublino. Quando lo informano che il padre, che non vede da trent’anni, sta morendo, parte per New York (in nave poiché ha paura dell’aereo). Scopre che il padre ha dedicato la vita alla ricerca di un aguzzino nazista che lo aveva umiliato durante la prigionia ad Auschwitz.

Inizia così un viaggio americano alla ricerca del nazista, sulla base di diari e disegni lasciati dal padre. Incontra la moglie dell’aguzzino, la nipote con il figlio – per il quale suona con una chitarra, dopo anni di inattività, proprio This must be the place dei Talking Heads – e altre persone. Trova infine il nazista con l’aiuto di Mordecai, leggendario cacciatore di nazisti, e lo umilia costringendolo a camminare nudo nella neve. Il viaggio cambia la sua vita inducendolo a crescere e a prendersi responsabilità. Torna a Dublino con i capelli tagliati e senza trucco; una persona nuova. Anche in questo caso il protagonista è una persona in declino che sta invecchiando e si sta avvicinando alla morte.

I luoghi

La sequenza iniziale, con macchina da presa che ruota dall’alto fino a scendere nel quartiere di casette basse dove abita la giovane amica di Cheyenne e la madre che attende il figlio scomparso, propone a contrasto la vista dall’alto di una sorta di astronave atterrata nel tessuto urbano: è l’Aviva Stadium, in Landsdowne Road, Dublino, realizzato dallo studio Populous con Scott Tallon Walker Architects nel 2004-10.

Al termine del film vediamo la stessa sequenza con la macchina da presa che dalla strada ruota e si alza sullo stadio e sulla città. Cheyenne vive in una sorta di villa-castello con parco. Il protagonista arriva con la nave a New York: vediamo lo skyline della città di notte, una vista dall’alto di Central Park e di alcuni grattacieli. Inizia in seguito il “viaggio americano”: a Bad Axe, Warren, Ubly, Kinde, Sterling Heights nel Michigan; Alamogordo, Bingham, Carrizozo, Eagle Nest, Questa, Red River (con il Rio Grande George Bridge, il secondo ponte ferroviario più alto negli USA) nel New Mexico, Huntsville nello Utah.

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This Must Be the Place, una stazione di rifornimento

Da cittadine a piccoli paesi, a territori sconfinati e deserti, verso alte montagne fino alla baracca – che assomiglia a quella di un lager – su un pianoro innevato dove si è rifugiato il nazista. Nelle sequenze americane, dai colori saturi, polarizzati e irreali, i protagonisti sono la vastità del paesaggio, le strade apparentemente infinite, le tipiche casette in legno, gli squallidi motel, i grandi parcheggi, le stazioni di rifornimento, le tavole calde, riprese con una sorta di omaggio a Wim Wenders. Non a caso Cheyenne incontra un anziano Robert Plath, inventore della valigia con rotelle, interpretato da Harry Dean Stanton, protagonista di Paris, Texas di Wenders.

[Vittorio Prina]

1.3.17

Peer Review EP