Filiz Sönmez & Federico Iemmola. Intervista a Pierluigi Borlenghi su Luigi Moretti

Pierluigi Borlenghi, ıngegnere ed urbanısta romano, dal 1956 al 1973 ha lavorato presso lo studio di Luigi Moretti seguendo, con gli architetti Causa e Quadarella, i piu importanti progetti dello studio. Dopo la morte di Moretti (1973) lo studio proseguì l’attività fino al 1995, anno in cui venne rinominato Studio Moretti di Pierluigi Borlenghi, Luigi Causa e Giovanni Quadarella. Borlenghi é stato docente di Elementi Costruttivi presso la Facoltà di Ingegneria de La Sapienza di San Pietro in Vincoli a Roma.

Noi stiamo volgendo una ricerca sull’interior design: Moretti se ne era occupato di questo tema progettuale?
Si sempre, e’ un viziaccio che abbiamo ereditato tutti noi che abbiamo lavorato da Moretti. In che senso? Nel senso che noi non facciamo mai un perimetro se non pensiamo prima a cosa ci sta dentro. Diciamo che poi si finisce per occuparsi dell’arredo se il cliente lo permette, però un buon architetto non può prescindere dal pensare a cosa va dentro un progetto, dal colore che ci metti, alla persona che sta dentro.

Chi era Luigi Moretti?
Cominciamo col dire che Moretti si è trasferito al nord durante la fine della guerra. Finita la guerra è rientrato a Roma, diciamo negli anni 1950-52, proprio mentre mi stavo laureando. Lui aveva già aperto uno studio, era già famoso, certo c’era stata l’interruzione della guerra e del fascismo. Nel 1956 decise di cambiare studio, ne aprì uno nuovo, trovò un appartamento a Piazza Santi Apostoli, all’ultimo piano di Palazzo Colonna. Era un posto di prestigio. Lì Moretti ricostituì lo studio ma gli mancava il personale. Tra i suoi amici, all’epoca probabilmente coetaneo, c’era il professor Cesare Valle, che a quei tempi era direttore del Ministero dei Lavori Pubblici. Moretti nel ‘56 parlando con Valle disse: “sai, sto allargando lo studio voglio prepararmi per il 1960 per il nuovo PRG e mi serve un po di personale, intanto dammi i riferimenti di un ingegnere urbanista”. Valle gli disse: “senti ne ho laureato uno proprio due giorni fa!” e così su suggerimento del prof. Valle venni chiamato a collaborare con lo studio di Moretti.
Da allora sono stato nello studio fino all’anno della sua morte: il 1973.
Io sono molto grato a Moretti perché mi ha preso appena laureato, mi ero laureato 5 giorni prima e dopo 5 mesi ero già capo dello studio. Dopo la morte di Moretti lo studio è andato avanti per eredità fino al 1995, quando lo abbiamo chiuso.Fu chiuso anche per necessità perchè il mio collega l’Arch. Quadarella aveva subito un incidente stradale e l’altro collega dello studio era Luigi Causa.

Causa era ingenere come lei?
No, lui è architetto, vedete voi siete giovani e fate queste distinzioni, io sono laureato in urbanistica e ho fatto tutta la vita da architetto! Causa é più giovane, iniziò a collaborare tre anni dopo di me, lui è fratello del prof. Causa che è stato sovrintendende a Napoli per circa quindici anni. Quando è morto Moretti, lo studio venne legalmente intestato per suo volere ai suoi tre successori: Studio Moretti di Pierluigi Borlenghi, Luigi Causa e Giovanni Quadarella. Questo esattamente nel 1973. Quando è morto Moretti noi 3 successori abbiamo ultimato le opere iniziate da lui liquidandole anche dal punto di vista economico alla moglie, continuando poi l’attività dal 1973 al 1995.

Moretti progettò uno dei capolavori dell’architettura degli anni Cinquanta: la casa Girasole.
La Casa del Girasole è degli anni 50. Io sono entrato nello studio nel 1957 e la casa era già costruita. E’ una delle prime opere che sono andato a gustarmi di persona quando ero già laureato. Come documentazione del progetto alla Biblioteca Nazionale trovate tutto il necessario, anche gli schizzi di Moretti.

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Luigi Moretti, Casa Il girasole, 1950

Rispetto all’Interior Design e alla scelta dei materiali esiste qualche pubblicazione?
Ecco questo testo vi farebbe comodo. Lo ha scritto Cecilia Rostagno e si intitola “Luigi Moretti. 1907-1973”. In questo libro potete trovare quasi tutti i progetti compresi gli studi degli interni.

Moretti disegnava anche gli arredi interni?
Poco, arredo molto poco, era quasi inesistente. Se per arredo s’intende adattare lo spazio ai mobili questo si, però era interessato alla godibilità dell’ambiente piuttosto che disegnare veri e propri mobili.

Siete mai andati a Fiuggi, la conoscete? (mostrando la foto)

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Luigi Moretti, Terme di Fiuggi Bonifacio VIII, 1964-65

Questa è la fonte. Questa è una terrazza con le fontanelle, poi ci sono le due passeggiate con i negozi e una copertura. Direi banale, forse, però se questo luogo si vive mettendosi nella testa di chi sta bevendo lì e sa che deve bere cinque litri di acqua al giorno, ci si accorge come questo spazio non è nato come la terrazza di un albergo ma proprio come “la terrazza di chi beve l’acqua” e per questo deve essere funzionale.

Come avveniva all’interno dello studio l’approccio ai progetti? La nascita di un progetto era condiviso con tutti?
Certo, la nascita di un progetto era condivisa con tutti fin dal primo contatto con i clienti. Anche perchè Moretti aveva la fortuna di avere come clienti società-mecenate:
la Società Generale Immobiliare quando doveva fare complessi come l’Olgiata, la Società Condotte d’Acqua per la metropolitana o il garage del galoppatoio, la Società Generale Immobiliare per Washington. Questo avveniva sempre, poi ognuno curava il proprio aspetto ma eravamo tutti coinvolti nel progetto dell’insieme. Solo per questioni logistiche a Washington forse il più convolto dei tre sono stato io. Non so se conoscete Washington come complesso. Il progetto non è soltanto un palazzo è un complesso di appartamenti, uffici e alberghi, uno degli edifici divenne famoso per lo scandalo Watergate.

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Luigi Moretti, Watergate, 1962

Come aveva progettato gli interni degli hotels?
Per Washington l’arredamento l’abbiamo scelto noi. Occupandoci delle volumetrie piuttosto che dei disegni finali. Poi per gli arredi dei diversi piani sono stati incaricati dei negozi, dei grossi fornitori di arredi americani. In generale nel progetto degli arredi non veniva curato il dettaglio.

Avveniva solo in alcuni casi. Ecco questo tavolo per esempio (indica la foto), questo è opera mia. Questo tavolo vedete nasce dalla fusione di due elementi, quest’altro l’ho adattato io (mostrando un’altra foto)si vede proprio che sono un morettiano. Moretti è un po come una impostazione mentale. Per questo tavolo sentivo la necessità di dare uno spessore sottile ad un materiale molto duro, ma non potendo ottenere questo ho pensato di smussare unicamente lo spigolo del ripiano del tavolo ottenendo l’effetto che desideravo raggiungere.

Quest’altro mobile (indicandone un altro ancora) lo devo a Moretti che mi ha fatto capire il rapporto tra forma e materia. In questo caso ho cercato di interpretarlo in senso barocco, inteso come espressione di volume, tagliando le cornici del mobile; in questo modo volevo farne sentire la sagoma.

Dopo che i progetti venivano realizzati, Moretti andava a vedere le sue opere? Andava a vedere come i proprietari fruivano le sue opere ed eventualmente le modificavano?
All’inizio Moretti si muoveva fino agli anni ’60. Si muoveva all’epoca nell’Appia antica, dalle ville ai ruderi. Poi si ammalò, soffriva di fegato e così non si spostava piu tanto. Bisogna dire però che Moretti non aveva bisogno di venire in cantiere perchè eravamo noi ad informarlo su cosa accadeva. Quando l’arch. Quadarella tornava da Santa Severa perchè stavano facendo la villa Saracena comunicava a Moretti tutte le sue impressioni: da come usciva fuori l’intonaco a quali problemi potevano esserci sui punti luce. Anche se Moretti non si poteva muovere più tanto era quindi sufficentemente informato da tutti noi.
In fondo nè io nè Quadarella nè Causa eravamo tre semplici dipendenti ma tre veri e propri capi studio ognuno col suo preciso settore. Certo, io dei tre sono sempre stato quello che si occupava di fare sul posto le varianti richieste dai clienti. Con Causa ormai sono parecchi anni che non lavoriamo piu insieme.

Moretti per i suoi progetti prevedeva solo arredi nuovi o è capitato anche in alcuni casi di dover unire antico e moderno?
Un paio di volte abbiamo tentato. Una di queste è stata per esempio villa De Angelis, parliamo di De Angelis costruttore padre del De Angelis corridore automobilistico. Questa villa è nata non proprio come una villa-esposizione dei trofei della loro famiglia, ma doveva essere comunque l’espressione di un padre e di un figlio. Lì a Moretti sarebbe piaciuto entrare nel merito dell’arredo ma questo alla fine avveniva sempre in modo marginale.

Gli interni li abbiamo trattati tantissimo, per esempio quando abbiamo ristrutturato le ville romane sull’Appia Antica, Cecilia Metella, dove vivevano i prìncipi della Chiesa, i vari conti Gerini. Lì pero le cose già c’erano, abbiamo quindi risistemato e riprogrammato quello che già esisteva. In generale non avevamo tempo di occuparci dei mobili, non era possibile.

Pensate voi che oggi i grossi studi, quelli che fanno i grattacieli in India, sono fatti da due-trecento persone. Noi, Studio Moretti con una testa, tre sottoteste e otto disegnatori fermi a Roma, abbiamo fatto: le torri di Montreal, il Watergate, il garage del galoppatoio, la Metropolitana col nuovo ponte di Zorzi, il villaggio olimpico con il cavalcavia, l’Olgiata.

Ora fare tutte queste cose con un piccolo studio vuol dire lavorare non dico ventisei ma ventidue ore al giorno sì. Non puoi occuparti anche degli interni. Forse in fase progettuale, come spazi, come volumi, ma non sarebbe stato possibile nel nostro caso. Il nostro era uno studio di architetti artigianale, non è lo studio di un Calatrava di oggi.
Quando Moretti si è trovato di fronte a Fiuggi, quando si dovevano disegnare i bagni di Fiuggi considerando una contemporaneità di due-trecento persone, misti uomini e donne, ebbe l’occasione di parlare con Kenzo Tange e gli disse: non hai un tuo giovane architetto da poterci mandare? Lui ci mandò come architetto quello che ora è la lunga mano di Kenzo Tange. Questo architetto collabora con Causa e sono trenta anni che vivono in simbiosi. Ebbene ha iniziato la sua lunga carriera di architetto proprio disegnando bagni e non capiva perche doveva disegnarli uno per uno! E considerate anche che all’epoca non c’era il CAD!

Prima del 1957 Moretti stava a Milano dove era scappato nel ‘42 –‘43 all’epoca della guerra, aveva lavorato un poco li. Le opere di Milano le dovreste conoscere, così come quelle del periodo fascista. Peccato che non possiate vedere l’Accademia di scherma, lì gli interni sono bellissimi.Anche gli studi dell’ architettura parametrica fatti da Moretti meriterebbero un’approfondita ricerca. Prima vi parlavo della Villa De Angelis. Moretti non disegnava una forma se prima non schizzava quello che tale forma doveva contenere.
Ci si domanda se la forma deve racchiudere un mobile o il mobile deve determinare la forma. Io oggi lavoro ancora così.

Ha un ricordo particolare che lo lega a Moretti, un ricordo di lavoro o un ricordo di vita divertente?
Ricordo Moretti come si ricorda un fratello con cui è vissuto per anni, noi vivevamo insieme ventiquattr’ore! Era di una signorilità unica faceva sempre piacere parlare con lui anche quando parlava di stupidaggini, si sentiva sempre la sua grande cultura. A tavola con Moretti non ci si stancava mai. Passando tanto tempo con lui si avvertiva che era un uomo solo. Un figlio unico, senza fratelli, senza moglie, si era sposato solo uno-due anni prima di morire. Era dedito unicamente al lavoro. Eravamo noi in qualche modo la sua famiglia. Io, per esempio, fino agli anni ‘65-‘67 lavoravo ventidue ore al giorno ma ero anche un giovane sposato. Mia moglie per vedermi veniva in studio intorno alle otto di sera e rimaneva lì fino a mezzanotte. Mentre ero in studio a disegnare o a dare indicazioni ai disegnatori Moretti teneva compagnia a mia moglie e alla moglie di Quadarella.

E i disegni originali di Moretti?
Tutti i disegni sono archiviati uno per uno alla biblioteca. Per ogni progetto c’è una scheda elettronica. Se ne sono occupati l’arch. Causa e sua moglie ed un paio di nostri collaboratori. Io e Quadarella li supportavamo quando c’era qualche dubbio su qualche progetto che conoscevamo meglio.

Moretti aveva qualche architetto preferito?
Per poter seguire l’architettura degli altri tu in qualche modo non devi avere una tua identità. Per esempio se sei un giovane studente segui i grandi architetti perché devi rubare qualcosa da loro, rubare nel senso di apprendere, imparare.
Se sei però uno già arrivato a 18/21 anni come Moretti allora no.
Moretti poi quel poco tempo libero che aveva lo dedicava all’Accademia dei Lincei, alle conferenze, non aveva tempo di dedicarsi ad altro.
Un anno ricordo presi 15/20 giorni di vacanza. Con mia moglie decidemmo di andare in Spagna a Barcellona. Appena tornato dissi a Moretti che ero stato lì.

Moretti mi chiese se avessi visto le opere di Gaudì e io risposi che ero riuscito a vederne solo una parte perchè in così poco tempo era impossibile riuscire a vedere tutto.
Moretti fece un salto sulla sedia e mi disse che assolutamente ci sarei dovuto tornare per vedere quello che ancora mi mancava. Un giorno, circa sette mesi dopo quella data, si presentò in studio da me con un cartoncino dicendomi: ‘Bene tu da giorno tot a giorno tot sei in vacanza. Parti, vai a Barcellona e vediti tutto Gaudì!

Moretti mi ha anche regalato un bellissimo libro su Gaudì. Ecco Gaudì era un idolo per lui.

Che tipo di clienti aveva Moretti, quali committenti?
Guardiamoci in faccia, se hai la fortuna di avere delle amicizie di un certo tipo, clientele a livello mecenatico, per “mecenate” intendo anche la grande industria come Condotte d’Acqua che vuole farsi il nome, e vuole realizzare il garage sotto il galoppatoio, il ponte sul Tevere o la metropolitana questo è fondamentale.

E’ come nella commedia napoletana, i milioni si chiamano tra di loro. Se tu hai i soldi per fare queste opere allora fai altri soldi. Certo devi avere anche la fortuna di trovare un architetto che è in grado di capirti … però se non ce il mecenate …
Roma oggi non avrebbe il garage del galoppatoio, non avrebbe il ponte sul Tevere, non avrebbe il Villaggio olimpico, non avrebbe il primo supermercato SMA, quello esagonale. Per quel progetto mi sono dovuto fare due settimane a Milano per cercare di capire lì come funziona un supermercato!

Quando è morto Moretti?
Moretti è morto nel 1973. L’ultimo anno della sua vita è stato fermo nella villa di Santa Marinella. Aveva bisogno di aria marina, a turno andavamo a trovarlo. Uno la mattina, uno a pranzo e uno a cena. Lo studio ha continuato a lavorare ed io, contemporaneamente, facevo il docente all’università. Insegnavo elementi cotruttivi alla Facoltà di Ingegneria di San Pietro in Vincoli.

Moretti disegnava a matita?
Noi disegnavamo solo a matita e pennarello, io tuttora disegno così.

[Filiz Sönmez&Federico Iemmola]