Alessandro Floris_Polaroid dal Mozambico



Nel maggio 2011 sono stato in Mozambico, nella Provincia di Cabo Delgado, in missione per la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano.
Con il professor Marcello De Carli, con cui collaboro alla didattica nel Laboratorio di Progettazione 3, sto affrontando il tema dello sviluppo turistico della città di Pemba, e in essa dell’insediamento della nuova sede cittadina dell’Universidade Catolica do Moçambique (UCM), la prima ad aprire in questa estrema provincia settentrionale del Paese.
La visita è stata occasione per meglio strutturare il rapporto di collaborazione con Muindi, la onlus dal cui lavoro ha preso le mosse il nostro interesse per Cabo Delgado, e per avviare un protocollo di collaborazione tra Politecnico e UCM.

Negli anni precedenti, avevamo già condotto una prima esperienza didattica relativa allo sviluppo dello slum di Dharavi, Mumbai, le cui vicende sono molto documentate (in rete ed in letteratura) e attraverso la quale pensavamo di poter offrire agli studenti un punto di vista originale sul tema in sè e sul possibile futuro professionale di una generazione che, acquisita la “dimensione Erasmus”, si sta collocando in un nuovo ed ancora fluido quadro di relazioni internazionali alla scala mondiale.
Con questo significato abbiamo cominciato ad affrontare la realtà di Pemba. Questa è il riferimento di un territorio molto vasto in forte trasformazione: se la provincia è molto vasta e poco densa (circa 1700000ab per quasi 80000kmq), la penisola su cui sorge Pemba è abitata da circa 140000ab per 100kmq, quindici volte gli abitanti del 1970 ed un quarto di quel che potrebbe essere nel 2050 (previsioni Department of Economic and Social Affairs of the United Nations Secretaria).
Si tratta dunque di un contesto soggetto a fenomeni di inurbamento epocali, in condizioni materiali difficili e problematiche, ma anche alla presenza di ingenti risorse naturali e potenzialità di sviluppo straordinarie. Di fronte all’interessamento delle potenze straniere (dall’Italia alla Cina) si pone il problema drammatico dell’equità (economica e sociale) tra le parti. Le giovani generazioni possono essere formate nell’idea che a questa equità contribuiscano i popoli e, auspicabilmente, anche gli Stati. Le giovani generazioni possono contribuire con uno scambio reciproco alla crescita culturale, sociale, economica: in poche parole all’emancipazione di quell’umanità tradita dalla Storia.

Il viaggio è stato dunque un tassello della costruzione di conoscenze (mediate e dirette) della provincia di Cabo Delgado ed in particolare del suo capoluogo, la città di Pemba, e dell’isola di Ibo, all’interno dell’arcipelago delle Quirimbas.

Si tratta di due luoghi significativi delle trasformazioni appena accennate. Da una parte la città, futura metropoli ed attuale ipervillaggio, costruita in fretta e per necessità: miraggio vero e proprio di un benessere che non lo incarna né lo forma; eppure trampolino per una possibilità in divenire. Dall’altra il villaggio, in equilibrio, difficile e greve, con una natura prepotente, meravigliosa ed anche terribile: insufficiente per chi la abita.
Le fotografie che ti mando parlano di questa piccola isola, straordinaria come spesso accade nel mondo: problematica, contraddittoria, sognante come capita ai giovani che hanno di fronte tutta una vita, e che non ho potuto fare a meno di guardare diversamente.

[Alessandro Floris]