Emanuele Piccardo_L’abitare

Curzio

Questo nuovo numero tematico di Archphoto affronta il tema dell’abitare che, fin dall’Ottocento, accompagna le trasformazioni urbane delle metropoli. L’architettura moderna di fatto nasce proprio per migliorare le condizioni poco salubri degli alloggi, eredità della rivoluzione industriale. Ancora oggi l’uomo cerca un riparo dalle intemperie, un focolare, uno spazio intimo dove vivere l’età contemporanea. Come è cambiato l’abitare? Quali sono le nuove modalità per abitare i luoghi? Da una parte, soprattutto in Italia, si continua a costruire in maniera tradizionale da un secolo, anche se qualche spiraglio si avverte soprattutto nelle grandi città. Milano, Torino grazie anche al recupero di aree industriali come nel caso del Villaggio Olimpico torinese. Per il capoluogo lombardo, nonostante i grandi nomi dell’architettura internazionale non si assiste ad una sperimentazione abitativa. Di qui nasce la necessità di riflettere sulle ricerche più interessanti sul tema dell’abitare, individuando architetti italiani e stranieri che hanno fatto dell’abitare il focus della loro ricerca. Abitare significa occupare uno spazio, circoscriverlo, delimitarlo, viverlo, in cui la dimensione del tempo e della luce sono ancora attuali nelle ricerche degli architetti. L’abitare può essere concepito come individuale o collettivo, Archphoto affronta entrambe le tipologie attraverso una attenta selezione di architetti e progetti. Sul tema collettivo l’urbanista Francesco Gastaldi affronta il caso italiano. Mentre nel campo progettuale si pone l’attenzione su differenti ambiti: dalle architetture temporanee, come nel caso di “into the landscape” di Rintala Eggertsson Architects, realizzato durante un workshop con la NABA, Politecnico di Milano e Fredrikstad Scenography School per proseguire con la Safe Haven Library in Tailandia, esito di un workshop, condotto da Rintala, con gli studenti dell’università norvegese; alle residenze per studenti a Parigi di Lan Architecture. E ancora la ricerca di Anna Rita Emili con la casa forata nata dall’esperienza sensoriale del tatto nel continuum dentro-fuori; le architetture collettive bioclimatiche del francese Benjamin Fleury nel progetto di rinnovamento urbano del quartiere La Source a Orléans; le residenze sociali dell’atelier da.u al costo di 1000€/mq a Ormesson sur Marne. Infine il progetto di Ma_A (Alessandro Lanzetta & Alexios Tzompanakis) dal titolo evocativo Secret Garden Houses, una riflessione progettuale tra la citta generica e la bigness di koolhassiana memoria.
Ma il tema della casa diventa l’occasione per esplorare nuove idee e ricerche confrontandole tra loro attraverso tutti gli strumenti possibili: scrittura testuale, scrittura visiva, statica e in movimento.
Uno dei protagonisti indiscussi dell’abitare è stato il maestro svizzero Le Corbusier. Delle tante opere realizzate abbiamo scelto una casa, poco conosciuta, sulla costa atlantica francese a La Palmyre, commissionata da Albin Peyron direttore della Cité de Refuge. Tim Benton, lo storico dell’architettura inglese autore della preziosa ricerca sulle ville degli anni trenta di Le Corbusier e Pierre Jeanneret, è l’autore del saggio critico rivelatore delle modalità progettuali di Corbu. Il suo testo è supportato dalla mia scrittura visiva fotografica che racconta, per sequenze, la spazialità della casa. Come sempre accade per la nostra rivista il tema sarà implementato nel tempo, con l’inserimento di nuovi progetti. A partire dal 2011 con la nascita della rivista cartacea “plug_in. notiziario di cultura contemporanea” Le due riviste andranno di pari passo. Archphoto sarà il luogo dell’approfondimento multimediale e non solo, ovvero i contenuti e i contributi che, per ovvi motivi di spazio, non potranno essere veicolati nel cartaceo saranno approfonditi sul web, così come le interviste e i video pertinenti al tema di volta in volta scelto. Il numero zero della nuova rivista sarà dedicato all’unità d’Italia, prossimamente pubblicherò un editoriale sul nuovo progetto editoriale.

[Emanuele Piccardo]